In Israele non se ne esce
che fanno parte del governo e che lo appoggiano. Se la proposta di legge dovesse fallire, è probabile che la tenuta dell’esecutivo sarebbe a rischio.
, e che secondo molti israeliani serve a garantire l’equilibrio tra poteri in grado di mantenere la tenuta della democrazia .C’è un altro motivo per cui a Netanyahu non conviene retrocedere sulle proposte della sua riforma. Riguarda soprattutto la seconda parte, che non è ancora stata approvata e prevede modifiche alla commissione che nomina i giudici della Corte Suprema e dei tribunali inferiori.
Attualmente i giudici sono selezionati da una commissione di nove membri di cui solo quattro sono scelti dal governo: la riforma porterebbe a 11 i membri totali e a 8 quelli di nomina politica, dando sostanzialmente al governo il controllo delle nomine dei giudici. Questa parte della riforma potrebbe dare a Netanyahu garanzie sulla possibilità di non venire rimosso dal proprio incarico a causa dei procedimenti giudiziari che lo riguardano .
Per ragioni diverse nemmeno chi si oppone alla riforma sembra disposto a fare passi indietro. Per chi contesta Netanyahu l’eventuale approvazione del testo cambierebbe in maniera significativa l’intero sistema di valori su cui si basa Israele, perché smantellerebbe l’equilibrio tra potere esecutivo, legislativo e giudiziario rischierebbe di trasformare lo stato in un’
, in cui partiti ultraortodossi e di estrema destra sono in grado di “dettare legge” su molte altre questioni.
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