Negli ultimi vent’anni i tour per l’avvistamento delle balene sono diventati troppo numerosi. Servono delle regole condivise per non disturbarle. Soprattutto in Norvegia:
, vuole sapere cosa succederebbe se travolgesse una persona nel mar glaciale Artico. Più precisamente, quali sarebbero le conseguenze legali. “Chi sarà ritenuto responsabile? Io?”, chiede durante un incontro pubblico a Skjervøy, una cittadina di neanche 2.500 abitanti nell’estremo nord della Norvegia.
Nel mondo le regole sul whale watching non sono coerenti. Una balena potrebbe definirle imprevedibili. Nelle isole Azzorre, un arcipelago al largo del Portogallo da cui passano alcune delle megattere di Tromsø, un sistema di licenze limita il numero delle imbarcazioni che possono stare in mare. In Islanda, così come in Norvegia, per unirsi alla folla basta avere una barca idonea alla navigazione e uno skipper, preferibilmente sobrio.
Quando arrivo a Tromsø, la città è illuminata da una ruota panoramica installata in una piazza sul porto, tra l’hotel Radisson e il molo per i traghetti, che è grande quanto una stazione ferroviaria di medie dimensioni. D’inverno la luce del sole appare e svanisce sfumando, come se fosse controllata da un interruttore che ne regola la luminosità: tre ore di lontana luce crepuscolare si dissolvono nell’oscurità intorno alle 13.
Una stima della crescita del settore è stata fatta da una docente di economia dell’Uit, Giovanna Bertella, contando gli opuscoli promozionali pubblicati dai vari operatori. All’inizio erano cinque. Ma nei fine settimana ad affollare le acque c’erano anche pescatori e abitanti del posto proprietari di barche, che organizzavano delle gite con familiari e amici. La voce si è sparsa. Sono arrivate imbarcazioni grandi e piccole per le escursioni.
Secondo la Banca mondiale quello naturalistico è il settore del turismo che cresce più rapidamente. Le ultime stime dicono che dal 2017 ogni anno più di 15 milioni di persone pagano per vedere le balene. È uno sviluppo comprensibile. Tra le circa novanta specie di balene, delfini e focene che vivono in natura la più apprezzata in termini monetari e di pubblico è la megattera. Le megattere, che fanno parte della famiglia delle balenottere, sono personalità coinvolgenti. Sanno cantare, agitare la coda e sbattere le pinne più lunghe del regno animale.
Nel 2019, dopo un altro anno di caos a Skjervøy, la direzione norvegese della pesca ha adottato una nuova regola: “È vietato praticare il whale watching se si disturbano le balene nel loro habitat naturale”. Un anno dopo, la definizione di disturbo si è precisata con l’introduzione di un’altra regola: le imbarcazioni di whale watching devono tenere una distanza di 370 metri dai pescherecci in attività, che competono con le balene per le aringhe.
Le conseguenze a lungo termine sono difficili da misurare; le orche femmine hanno un’aspettativa di vita di cinquant’anni , con intervalli di cinque anni tra le gravidanze, che durano tra i quindici e i diciotto mesi. I ricercatori avrebbero dovuto studiare la popolazione per anni prima dell’arrivo del whale watching per avere una base di riferimento rispetto alla crescita e al comportamento delle popolazioni.
È stata una delle poche guide che ha continuato a lavorare nella stagione 2020-2021, principalmente per girare video educativi, e ha notato che i cetacei si comportavano in modo diverso con meno traffico. Le orche più giovani si avvicinavano alla barca, facendo rumore con i loro sfiatatoi, e osservavano Balotay e l’equipaggio. La curiosità è tipica dell’indole predatoria delle orche, dimostrata dal gesto di sollevare la testa sopra l’acqua, lo.
A dispetto delle battute secondo cui l’inferno è un posto in cui la cucina è affidata agli inglesi, la pianificazione agli italiani e l’intrattenimento ai norvegesi, nel lungo viaggio verso Skjervøy l’equipaggio mette in scena un ottimo programma didattico sulla vita costiera e la fauna selvatica nell’Artico. Capiamo di essere dei visitatori indesiderati nella casa delle balene, delle foche e dei delfini, e che nessun animale è lì per il nostro divertimento.
Il settore del whale watching alle Azzorre ha attraversato una fase caotica simile a quella in Norvegia. Come in molte altre comunità costiere, decollò all’inizio degli anni novanta, più o meno dieci anni prima che il Portogallo aderisse al divieto globale di caccia alle balene a fini commerciali, un colpo di grazia per i pescatori locali, già in difficoltà visto che all’epoca questo tipo di pesca era poco redditizio.
Il giorno dopo il mio tour, faccio una passeggiata di un’ora a Telegrafbukta, informalmente conosciuta come la Gran Canaria di Tromsø, perché c’è una piccola striscia di sabbia fine. Il sentiero mi porta oltre le luci della città, lungo strade buie e strette dove a quanto pare camminare senza abbigliamento catarifrangente è ragione di pubblico disprezzo. Un automobilista che mi sfreccia accanto lampeggia con i fari come farebbe con un cervo troppo vicino alla strada.
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