L'obiettivo deformato di alcuni commentatori su quel che sta accadendo Oltralpe
Comprendo l’esistenza della tesi opposta, quella secondo cui i tumulti francesi dopo la morte del giovane a Nanterre sono anche figli di una inclusione lacunosa per difetto dell’Europa. È una tesi cara a buona parte del mondo politico ed istituzionale ed è assai diffusa nel mondo cattolico, figlia forse di un senso di colpa in servizio permanente ed effettivo. Però credo sinceramente che questa tesi non faccia giustizia della verità.
Ebbene io credo fermamente nel fatto che il meglio è nemico mortale del bene. E quindi dire che avremmo potuto fare di più significa non vedere lo sforzo compiuto verso milioni e milioni di donne e uomini, di cui l’Europa ha imparato a conoscere usanze religiose, convinzioni politiche, legami familiari, abitudini alimentari.
Certo che no, ma è decisamente meglio così. Infatti l’interesse della fabbrica veneta o del cantiere lombardo, come quello dell’azienda agricola campana o pugliese o della famiglia con anziani a carico è sempre lo stesso: trovare un aiuto concreto che, visto dall’altra parte, quella di chi lavora, spesso è sinonimo di nuova vita per sé e per i propri cari.
Tutto questo si è svolto in perfetta armonia? Solo un cretino potrebbe affermarlo. Ma è successo, accidenti se è successo. E continua a succedere tutti i giorni, a Monfalcone come a Parigi, a Barcellona come a Monaco di Baviera. In particolare così va anche in Francia, nell’intervista di oggi al Corriere: “Nanterre non è una città povera. Il lavoro c’è in tutta l’Ile de France.
Allora noi dobbiamo dirci le cose con una certa chiarezza. Il poliziotto che ha sparato farà i conti con la giustizia, che saprà accertare i fatti e le responsabilità. Ma lo stesso deve accadere per tutti quelli che spaccano vetrine e rubano nei negozi in queste ore, perché sono innanzitutto teppisti e non indomiti combattenti per la libertà. Questo lo dobbiamo per un senso di giustizia ma anche per un ragionamento politico di primaria importanza.
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