La detenzione di EvaKaili e il Parlamento Ue sotto attacco del giustizialismo La decisione di sospendere Kaili sarebbe stata più rispettabile se qualcuno avesse sollevato qualche dubbio sul trattamento riservato a lei in carcere | iurimariaprado
L’altro giorno è tornata all’esercizio delle sue funzioni Eva Kaili, la ex vicepresidente del Parlamento europeo imprigionata per mesi senza imputazioni, infine rilasciata con l’ordine di non parlare alla stampa mentre emergevano indizi di pasticci nell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate, un’azione giudiziaria condotta sulla scorta di attività spionistiche dei servizi segreti e gestita da un giudice allontanato per conflitto di interessi.
Quell’istituzione, il Parlamento europeo, e i sodali di coalizione di Eva Kaili, si compiacevano delle requisitorie che la presidente dell’assemblea rivolgeva ai «nemici della democrazia» e agli «attori malvagi», presi con le mani nel sacco da una magistratura davanti ai cui ordini batteva i tacchi la politica secondina, quella che annunciava di aver prestato la propria collaborazione ai magistrati e alle forze dell’ordine partecipando fisicamente alle perquisizioni...
, travestiti da poliziotti e carcerieri davanti alle telecamere chiamate all’evento dell’arresto in mondovisione: e invece no, hanno fatto i compiti giustizialisti anche lassù e siamo arrivati alle operazioni di polizia giudiziaria conLa decisione di destituire la Kaili dalla sua funzione, come quella di escluderla dal suo gruppo, sarebbero state più rispettabili se fossero state accompagnate almeno da qualche gemito di dubbio sul trattamento riservato a una signora tenuta al freddo e...
E così l’ordine alla Kaili di tenere la bocca chiusa, l’intimazione rivolta dal giudice abituato alle interviste televisive durante le quali illustra quanto è bravo a incastrare i corrotti: nessuno ci ha trovato qualcosa di storto, evidentemente. La giustizia che fa comizio mentre impone il bavaglio all’indagata.
Comunicati a petto in fuori, allo scatto delle manette. Doveroso riserbo, all’emergere delle magagne. Si è detto che il Parlamento Europeo era «sotto attacco». Sarà interessante capire da dove venisse l’attacco al Parlamento: se solo da quella girandola di presunte tangenti, o anche da chi vi faceva irruzione mentre gli eletti dal popolo sovrano facevano da uscieri.
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