Un’alimentazione studiata negli anni ‘60 ancora valida oggi: è sostenibile per l’ambiente e anche per il portafoglio, contrasta le malattie (come il cancro e il diabete) e, se serve, fa dimagrire. Gli italiani però non la fanno più
È emerso durante i lavori del «Vertice sui sistemi alimentari» delle Nazioni Unite, organizzato dalla Fao a Roma tra il 24 e 26 luglio. In Italia una percentuale minoritaria della popolazione segue i principi salutari propri delle abitudini deie questo succede senza significative differenze tra Regioni o stato socio-economico della popolazione.
nella lista di patrimoni culturali immateriali dell’umanità. Non comprende solo quello che si mangia, ma racchiude ancherispetto al territorio. Una mole sempre maggiore di studi continua a confermare la correlazione tra chi segue questa dieta e una minore incidenza delle patologie proprie della nostra epoca . Il termine «dieta mediterranea» è nato negli anni ‘60 da due scienziati americani: Ancel Keys e sua moglie.
– spiega Ilaria Prandoni, biologa e nutrizionista di Palazzo della Salute del Gruppo San Donato —: tanta verdura, frutta, cereali integrali, un modesto consumo di alimenti di origine animale e un ridotto consumo di carne rossa, processata e vari zuccheri . Si basava anche tanto sulla, un fattore che si è perso moltissimo in anni recenti e, di conseguenza, su una grandeAndando nel dettaglio, ecco che cosa prevede per ciascun pasto l’aderenza al regime mediterraneo.
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